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Riporto l’articolo comparso sul quotidiano L’Arena di Verona del 23 aprile 2015 (qui il link per l’articolo originale)
La corona in ceramica?
Può essere fatta in Cina
L’Ordine dei medici: «In passato prezzi eccessivi, ma adesso bisogna diffidare di quelli troppo bassi». Il boom delle cliniche in franchising.
La crisi ci chiude la bocca. Tra le tante voci di spesa che le famiglie sono costrette a depennare, vi sono quelle relative al dentista. Vengono così rinviati a tempi migliori le sedute di igiene, le visite di controllo, la cura della carie che comincia a dare fastidio e il ponte saltato. Dimenticando che la bocca è una finestra su ciò che avviene nel resto del corpo, in particolare a livello muscolo-scheletrico.
STUDI IN CRISI. «I primi a saltare l’appuntamento con il dentista sono stati i soggetti deboli, le famiglie monoreddito», conferma il dottor Francesco Bovolin, presidente della commissione odontoiatri dell’Ordine dei medici di Verona, «adesso hanno difficoltà anche le famiglie del ceto medio. La crisi è reale, si registra una forte perdita di lavoro per tutti, soprattutto per i giovani colleghi, mentre chi ha lo studio avviato da anni in qualche modo resiste. Sono in grossa difficoltà anche i fornitori: pochi neolaureati oggi dispongono delle enormi risorse necessarie per avviare uno studio».
Crisi economica, certo, ma figlia anche di una politica tariffaria che negli anni del benessere ha arricchito non pochi odontoiatri.
«È vero», conferma il dottor Roberto Mora, presidente dell’Ordine dei medici, «prima della crisi le tariffe applicate da alcuni colleghi erano obiettivamente elevate. La grande colpa è degli Ordini territoriali, che hanno condotto le giuste battaglie per ottenere un tariffario minimo, disinteressandosi di quello massimo. Qualche collega ha abbassato i prezzi e resiste, ma la crisi sta creando difficoltà a molti».
«E ci sono colleghi, anche in Veneto», interviene il dottor Bovolin, «che per risparmiare sul materiale spediscono l’impronta in Cina e fanno realizzare là la corona in ceramica». Con quali materiali? Con quali garanzie? E chi lo sa.
CURE LOW COST.Prima della crisi, quando per rifarsi quattro denti si doveva chiedere un prestito alla banca, andavano di moda i viaggi all’estero, soprattutto in Croazia, dove i dentisti applicavano tariffe concorrenziali. «I viaggi all’estero non sono più di moda», chiarisce il dottor Bovolin, «anche se ne paghiamo le conseguenze. Ho in cura una signora anziana che in Croazia si è fatta impiantare la protesi. Realizzata in resina a freddo, che non resiste alla masticazione e che si è subito rotta. Oggi non c’è bisogno di fare il pendolare della salute, sono le cliniche odontoiatriche in franchising e gli studi volanti a venire da noi, anche a Verona. Reclutano neolaureati che pagano – pochissimo – a prestazione, ottengono grossi sconti per il materiale e quando cominciano le difficoltà chiudono. Tanto il cliente ha già pagato, sottoscrivendo tramite loro un prestito rateale con la banca».
«A richiedere cure low cost, a basso costo», aggiunge l’odontoiatra, «sono soggetti deboli che molto spesso non dispongono degli strumenti culturali necessari per valutare. Il rischio che corre chi si rivolge a cure low cost è quello dell’overtreatment: chi lo segue, cioè, opta per cure più pesanti e costose anche per problemi che richiedono interventi leggeri. Una banale macchia scura sul dente, ad esempio, viene curata come una carie. E i costi lievitano».
PUBBLICITA’ INGANNEVOLE. Internet è uno strumento formidabile per promuovere cure a basso costo in ambito odontoiatrico, ma vanno ancora di moda le pubblicità in cassetta. Gira in questi giorni quella della “Fondazione Umanitaria Odontoiatrica” che asserisce di praticare «protesi sociale in convenzione privata con studi medici dentistici di Padova, Venezia e Verona». Le tariffe sono allettanti: 400 euro per una corona in ceramica, 600 per una protesi mobile. Abbiamo composto il numero indicato per saperne di più, ma chi ha risposto dimostra di aver fiuto con gli interlocutori. “Riconosco al volo gli scocciatori”. E ha interrotto la telefonata. Una semplice ricerca sul web fornisce ulteriori elementi per delineare i contorni dell’offerta: dietro la Fondazione c’è un sedicente medico (condannato dal tribunale di Padova a nove mesi per esercizio abusivo della professione), che sulla homepage dispensa agli odontotecnici consigli utili (un breviario, in realtà) per esercitare, rischiando al massimo una denuncia.
«Magari sono colleghi bravissimi», commenta il dottor Bovolin, «ma diffiderei di tariffe troppo basse, inapplicabili se si usa materiale di qualità».
ABUSI E DENUNCE. Come capire se nella clinica in franchising o nello studio che si pubblicizza con i pieghevoli che troviamo tra la posta operano odontoiatri qualificati e non semplici odontotecnici? «L’Ordine non ha potere investigativo», risponde il presidente Mora, «possiamo al massimo segnalare sospette situazioni di esercizio abusivo della professione ai carabinieri del Nas. Talvolta sono gli stessi clienti a segnalarcele. Il cittadino può tutelarsi collegandosi al sito della Fnomceo, Federazione degli Ordini dei medici, e verificare se chi gli metterà le mani in bocca è un odontoiatra abilitato o un semplice odontotecnico. O telefonarci. Anche nel Veronese sono ormai decine, ogni anno, le denunce per esercizio abusivo della professione medica. L’Ordine può sanzionare il medico iscritto che faceva da prestanome all’odontotecnico, il quale il più delle volte patteggia, paga 600 euro e torna subito a occuparsi di denti. Un disastro».
I LEA DISATTESI. «Le cure odontoiatriche e gli apparecchi ortodontici», conclude il presidente Mora, «dovrebbero essere dispensati gratuitamente dal servizio sanitario regionale ai minori di 15 anni appartenenti a famiglie a basso reddito. Di fatto questi Lea non vengono erogati: ci sono liste di attesa improponibili, in alcune strutture non vengono nemmeno presi gli appuntamenti. Una famiglia non dev’essere costretta a chiedere un prestito per raddrizzare i denti al figlio. Perchè il Veneto non pensa a un minimo di odontoiatria sociale? La regione spende non poco in convenzioni per le cure termali: perchè non dirottare parte di quel fondo alle cure odontoiatriche dei minori e degli adulti in difficoltà?».
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