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L’Antitrust ha sanzionato la FNOMCeO (Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) con una multa di oltre 830 mila euro giudicando le norme contenute nel Codice deontologico atte ad ostacolare l’attività pubblicitaria degli iscritti e quindi il libero mercato e la concorrenza.
L’istruttoria è partita l’anno scorso su segnalazione di singoli professionisti, centri odontoiatrici e di Groupon che hanno denunciato di essere stati soggetti a sanzioni disciplinari da parte di singoli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri per aver violato le norme deontologiche facendosi pubblicità.
Sotto accusa le norme presenti nel Codice deontologico: l’Authority ritiene che non siano state superate le problematiche concorrenziali “nonostante sia stato eliminato dall’art. 56 il parametro del decoro professionale a cui si doveva adeguare la pubblicità sanitaria” (sich!!!).
Secondo quanto disposto dall’Antitrust la FNOMCeO dovrà pagare la sanzione amministrativa di 831.816 euro entro il termine di novanta giorni.
Il Comitato Centrale della FNOMCeO riunitosi venerdì 26 settembre ha deciso di impugnare la decisione nelle sedi competenti (in prima istanza il TAR Lazio).
“Al di là dello stretto merito giuridico – nota FNOMCeO – questa vicenda esalta una questione fondamentale: e cioè la libertà e l’indipendenza della Deontologia professionale. Non siamo ostili alla pubblicità sanitaria e alle positive ricadute nel migliorare l’offerta di servizi e la libertà di scelta. Vogliamo però, nello spirito e nella lettera del nostro mandato istituzionale, contrastare fenomeni e abusi di un’attività informativa e comunicativa che, come scritto nel nostro Codice 2014, sia “accessibile, trasparente, rigorosa e prudente” (art. 55), “veritiera, obiettiva, pertinente e funzionale all’oggetto dell’informazione, mai equivoca, ingannevole e denigratoria” (Art. 56)”.
“Sosteniamo le decisioni del Comitato Centrale della FNOMCeO, dice il Presidente Nazionale ANDI Gianfranco Prada. La decisione dell’Antitrust non mi stupisce, anche se non la condivido perché basata su logiche a noi lontane, ma è giusto e doveroso andare fino in fondo, se necessario anche alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, per chiarire una volta per tutte che il medico e l’odontoiatra, su certi temi come la pubblicità ed il mercato, non possono essere equiparati ad una impresa. Si dovrà esplicitamente chiarire se esistono ancora riconoscimenti sulle peculiarità delle professioni (e dal mio punto di vista ci sono e tante) soprattutto su temi delicati come quello della comunicazione con il paziente e sui valori deontologici, che devono restare la base della nostra attività professionale”.